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San Patrignano risponde a Umberto Veronesi: «No alla legalizzazione della cannabis, sì alla prevenzione»

Come Comunità educativa non potevamo rimanere impassibili nel leggere le parole dell’oncologo Umberto Veronesi in merito alla legalizzazione della cannabis apparse oggi su L’Espresso.

Si dice un fermo sostenitore che in Italia si debba passare “dall’attività indiretta (vietare) a un’attività diretta (educare)”.
Sperimentiamo ogni giorno a San Patrignano quanto le due attività siano imprescindibili l’una dall’altra.

L’educazione è fatta anche di regole e quindi di divieti e a nostro avviso è giusto che lo Stato ponga dei paletti precisi senza abdicare al suo ruolo, abbandonando le famiglie sul fronte educativo.
Lo Stato certamente può fare di più in merito alla prevenzione, ma non si ingannino le persone dicendo che in Italia questa attività non può essere effettuata a causa del proibizionismo, che sarebbe di suo già un deterrente all’uso.
Saremmo degli ingenui a pensarlo e non a caso incontriamo, con il nostro progetto di prevenzione WeFree, oltre 40mila studenti l’anno, cercando di farli ragionare sulle loro scelte, incoraggiandoli ad andare incontro alle loro passioni senza gettarsi via.
E come noi, sicuramente lo fanno altre realtà del nostro Paese.

Nonostante non sia la prima volta che accade, ci stupiamo ancora nel vedere come colui che ha promosso la legge sul divieto di fumo nei locali, volta alla salute, oggi si muova sul fronte opposto, convinto sostenitore della legalizzazione.

Dichiarazioni che seguono l’ondata antiproibizionista americana, ora capeggiata dal New York Times, senza prendere minimamente in considerazione il fatto che lo stesso Obama e la Casa Bianca hanno già espresso un chiaro parere contrario.
Una posizione, che condividiamo, che si basa su evidenze scientifiche, essendo stato dimostrato quali danni crea la cannabis nello sviluppo neurologico negli adolescenti (che fra l’altro sono i maggiori utilizzatori di cannabis) e l’effetto negativo della sostanza sul rendimento scolastico degli studenti, senza tener conto della dipendenza che la stessa marijuana può creare.

Una posizione quella della legalizzazione, che continua a dar adito alla favola che così si infliggerebbe un duro colpo al narcotraffico, mentre siamo certi che la criminalità non avrebbe problemi ad adeguarsi alle nuove politiche, continuando a tentare i giovani con sostanze sempre più pericolose, ad iniziare da cannabinoidi con contenuto di thc sempre maggiore rispetto a quello che potrà mai essere legalizzato.

Guardando ai benefici economici della legalizzazione, è inoltre strano notare come si ponga sempre l’attenzione sui ricavi che ne deriverebbero senza mai tenere in conto le spese sanitarie che una scelta di questo tipo comporterebbe.
L’unico punto su cui ci troviamo d’accordo con il professore Veronesi è quello dell’importanza della prevenzione.
Che si aumentino i finanziamenti in suo favore, ma che non arrivino dall’irresponsabilità di chi ha paura di tracciare una chiara linea educativa per i nostri giovani. Sarebbe un cane che si morderebbe la coda.


8 Agosto 2014
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