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Abbiamo un figlio tossico! Cosa facciamo?

La lettera scritta da alcune famiglie della nostra associazione alle amministrazioni comunali che rimangono inermi verso il problema della tossicodipendenza.

Con molta attenzione abbiamo letto l’articolo pubblicato su “il Talamonese” del mese di aprile, a firma del Dott. Tarantola, Direttore del Dipartimento Dipendenze dell’ASL, nel quale è esposto con ricchezza di dettagli e dati statistici il problema della tossicodipendenza in provincia di Sondrio. C’è da capire se questa sensibilizzazione da parte degli organi competenti non lasci per l’ennesima volta il tempo che trova, e se a questo spronare gli adulti di riferimento a realizzare fra di loro un patto educativo, seguirà qualcosa di concreto e di incisivo per arginare questo disagio.

Perché diciamolo, abbiamo la testa dura noi valtellinesi e facciamo molta fatica a parlare di queste cose, soprattutto se abbiamo un componente della nostra famiglia che è un tossico! Preferiamo arrangiarci, magari continuando a sbagliare, perché il nostro essere ci impone di non dire niente a nessuno e di preservare la dignità e l’onore della famiglia. Ma nessuno può più fare finta di niente e sostenere che la Valtellina è ancora un’isola felice ed estranea dal problema della tossicodipendenza. Purtroppo c’è da fare una seria analisi su quello che succede da quando i nostri figli si alzano per andare a frequentare la scuola (se ci vanno!), fino a quando rincasano all’ora stabilita e anche non. C’è da riflettere sul fatto che non è sempre il figlio degli altri la “pecora nera” ed il “disgraziato”, perché in molti casi è il nostro di figlio che è così, ma noi non lo notiamo oppure non vogliamo vederlo. Vuoi perché lo ammiriamo rapiti con gli occhi teneri come quando andava alla scuola materna; vuoi perché non potrebbe mai fare certe cose, l’abbiamo educato bene noi! Vuoi perché lo riteniamo sempre innocente, sensibile, timido, incapace di fare del male ad una mosca.

Anche noi abbiamo sempre ragionato in questo modo, in parte consapevoli di fare la cosa sbagliata, ma continuando a tenerla gelosamente nascosta nel nostro intimo per paura di sentirci apostrofare come degli educatori falliti. Ma purtroppo, lo ribadiamo, non sempre le cose vanno come vogliamo che vadano, perché la vita non è un film dove tutto è perfetto ed anche i protagonisti sono perfetti, e quindi “all’improvviso” abbiamo dovuto convivere con il “problema” della droga, che ha assunto le sembianze di nostro figlio, e ci ha fatto esclamare: = Abbiamo un figlio tossico! Cosa facciamo? =

Un venerdì, con una buona “dose” di coraggio, siamo andati a Sondrio a sentire che cosa avevano da raccontare una signora di nome Marisa ed un signore di nome Guido, rispettivamente Presidente e Segretario dell’associazione “Amici di San Patrignano”.
Da quel primo incontro, che ci ha lasciato un segno indelebile sulla nostra personale concezione di droga e di drogati, non ci siamo più persi nessun venerdì sera, e alle 20.30 si è a Sondrio per stare tutti insieme ed imparare la “lezione di vita” da quei due signori.
Anche Marisa e Guido sono passati dalla strada che ha condotto il loro figlio nel tunnel della droga, ma orgogliosamente possono adesso sostenere che ne sono usciti, e la luce sul viso di loro figlio, ne è la testimonianza più sincera.

Forti della loro esperienza “maturata sul campo”, hanno creato un punto di riferimento per le famiglie in crisi che hanno i figli o parenti tossici: l’associazione “Amici di San Patrignano”, che ha aperto una sede a Sondrio nel dicembre del 2009, ospite dell’oratorio Sacro Cuore. Ci si incontra a Sondrio il martedì ed il venerdì sera alle 20.30, e si entra in contatto con le famiglie che hanno lo stesso problema. Sono proprio le famiglie l’asse portante dell’associazione, aiutandosi tra di loro, imparando a rompere quella corazza di vergogna e di omertà, condividendo in modo onesto le situazioni che stanno vivendo. E se qualcuno si sente in difficoltà, sa per certo che altri hanno vissuto la stessa esperienza, ed il confronto li porta ad essere determinati nel raggiungimento dell’obbiettivo: portare il proprio ragazzo nella comunità di San Patrignano.

L’aiuto viene donato gratuitamente, in modo spontaneo e schietto, si richiede “solo” ai genitori un grande sforzo in termini di impegno, serietà e determinazione. Impegno nel capire la situazione che stanno vivendo insieme ai ragazzi; serietà nel seguirli durante il percorso di preparazione; determinazione nel perseverare nonostante le difficoltà che si incontrano. A San Patrignano il ragazzo non entra per disintossicarsi dalla dipendenza della sostanza, questo è uno dei compiti che viene richiesto ai genitori di svolgere durante il percorso di preparazione a casa, ma ci entra per rinascere e ridiventare un uomo (o donna) ed uscire capace di camminare sulle proprie gambe, consapevole delle proprie qualità e del proprio valore. E’ una comunità in cui i ragazzi imparano a conoscersi nel profondo del loro io, ed a esprimere il massimo delle loro potenzialità, aiutati da persone competenti e preparate. Vogliamo sfatare un luogo comune: San Patrignano è una comunità totalmente gratuita dove non sono richiesti soldi per poterci entrare, e affitti o cose di questo genere per poterci rimanere, perché l’unica fonte di ricchezza presente in essa è la grande umanità che si respira già da quando si intravede sulla collina appena sopra Rimini.

Il motto dell’associazione è “FATTI e non PAROLE”, ed i numeri sono qua a dimostrarlo: Marisa e Guido sono partiti nel dicembre 2009 insieme a cinque famiglie, mentre adesso le famiglie sono più di venti. Grazie a loro, nel 2009 sono entrati in comunità otto ragazzi, nel 2010 cinque e nel 2011, fino ad oggi, sono entrati nove ragazzi.
Esiste una struttura provinciale o regionale, in grado di affermare di avere fatto di più? Noi per esperienza personale siamo convinti di no, e questa affermazione, che ci teniamo a precisare con estrema chiarezza, non ha nessun tornaconto personale, evidenzia la bontà del “lavoro” fino ad ora svolto, e ci siamo serviti dei numeri come parametro tangibile e documentabile, per dare un senso pratico alle parole di questo articolo. Numeri che rappresentano un solido punto di partenza su cui sviluppare ancora di più un aiuto concreto a tutte le famiglie che hanno un figlio tossico e che si rivolgono a noi a chiedere aiuto, conforto e soluzione al problema dei loro figli.

E’ stato difficile (siamo valtellinesi!), ma allo stesso tempo gratificante e liberatorio entrare nelle vostre case e parlare come se niente fosse del problema della droga e dei tossici. Siamo consapevoli di correre il rischio di sentirci dire di pensare ai fatti nostri, ma non importa, perché se un giorno vi trovaste ad un bivio, come ci siamo trovati noi, in cui vi si chiede di scegliere tra la vita e la morte di vostro figlio, cosa scegliereste?
Se vi chiamassero le forze dell’ordine nel cuore della notte e vi invitassero ad andare all’obitorio a riconoscere vostro figlio steso sotto un lenzuolo bianco, vittima di un incidente stradale o di un overdose? E’ tempo di svegliarsi e di abbassare tutte le difese che sono state issate per salvare quell’orgoglio personale che porta solo disperazione, frustrazioni e solitudine.

Per informazioni rivolgersi al Sig. Guido ai seguenti recapiti: telefono +39 335 6481274; email [email protected]

Talamona, 25 maggio 2011


30 Maggio 2011
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