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Barrique, la terza vita del legno

Sostenibilità, riciclo e recupero

Queste le 3 parole-chiave che hanno ispirato oltre quaranta creativi di fama internazionale – Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Daniel Libeskind, Antonio Citterio, Mario Botta, Claudio Bellini, Gualtiero Marchesi e Arnaldo Pomodoro, solo per citarne alcuni – ad interpretare per via di metamorfosi i legni delle barrique, botti da 230 litri tradizionalmente utilizzate per la stagionatura del vino, sia bianco che rosso.

L’ideatore, vulcanico, di questo progetto è Maurizio Riva che, visitando la Comunità di San Patrignano insieme al fratello Davide, ha scoperto le eleganti barrique conservate nelle cantine: un pregiato materiale su cui i ragazzi della Comunità avrebbero potuto lavorare e un modo per sottrarre le botti alla discarica, ponendole al centro di un’idea di riciclo che si inserisce alla perfezione nella filosofia di sostenibilità ambientale abbracciata dalla Comunità. Il progetto ha saputo entusiasmare designer, creativi, artisti e architetti di calibro internazionale, che si sono messi al servizio del progetto, ideando e disegnando oggetti e complementi d’arredo.

Un aiuto che si è rivelato un ulteriore prezioso stimolo per la comunità stessa, i cui ragazzi si sono impegnati con grande passione e con la maestria degli artigiani di una volta per realizzare ogni singolo pezzo. Un progetto che ha quindi permesso ai ragazzi di San Patrignano di formarsi, imparando un mestiere di cui oggi vanno perdendosi le competenze. Ragazzi che si recuperano, per barrique che rivivono in oggetti di design.

La Mostra

Questa collezione unica arriva in Valtellina proprio nei giorni della vendemmia, il momento culminante dell’eroica viticoltura valtellinese, una delle molte eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Il paesaggio viticolo valtellinese è un unicum in Europa che, grazie ai suoi conoidi di deiezioni e al sistema antichissimo dei muretti a secco e dei terrazzamenti, garantisce la sussistenza di quasi 1.000 ettari di vigneti coltivati, principalmente a Nebbiolo e Chiavennasca. La mostra – non a caso – viene ospitata come di consueto presso la Galleria Credito Valtellinese che, ricavata nei locali della corte rustica del settecentesco Palazzo Sertoli, era appunto anticamente adibita alla torchiatura dell’uva e ne conserva l’originale struttura a volte, occupando una superficie di circa 120 mq. articolata in tre diversi locali.

In questa cornice suggestiva sarà individuato un percorso espositivo caratterizzato dall’annullamento dei tradizionali supporti (basi, teche, piedistalli) per valorizzare al massimo grado l’espressione stilistica e gli accorgimenti tecnici e costruttivi riservati dai progettisti agli oggetti ricavati da doghe dall’inconfondibile aroma tannico e dalla caratteristica coloritura vinaccia. La mostra sarà introdotta da un’installazione di barrique integre, a cui succederà una plastica scomposizione per elementi singoli – cerchi, solette e tappi – che, come in un esploso assonometrico fissato nello spazio e sospeso nel vuoto, preparerà alla visione di oggetti re-inventati quali sedute, panche, tavoli, sgabelli e librerie. Nelle sale del MVSA dominerà invece la personalità leggera e autoilluminante di lampade, dondoli, diaframmi componibili e separé, realizzati con il medesimo materiale e con impresse le sigle a fuoco dei vigneron e dei bottai cui hanno prestato servizio.

La serata inaugurale si aprirà con gli interventi di Marco Stefanini, responsabile del San Patrignano Design Lab e autentica “memoria storica” della comunità, e Franco Origoni, designer milanese cui si deve l’art direction del progetto BARRIQUE sotto l’egida di Letizia e Gianmarco Moratti con l’associazione internazionale di charity Friends of San Patrignano.


17 Ottobre 2016
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