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Crescere in fretta

Una finestra al secondo piano, quasi nascosta dagli alberi.
Sono ormai arrivata in strada, ma qualcosa mi dice di voltarmi un’altra volta. Eccola lì, la vedo, piccola, indifesa. Mi guarda e prova a nascondersi dietro la tenda. La riconosco, la riconoscerei tra mille: vedo la frangetta e i capelli a caschetto che le incorniciano il viso, vedo il grembiule rosa e la manina che si alza timidamente per salutarmi.

Non viene mai alla finestra. Forse oggi sente che me ne vado e che non sarò di ritorno per un po’. I bambini le sentono certe cose, anche se non le dici, loro capiscono, leggono dentro, anche attraverso quello che non mostri.

Quando sono partita per Sanpa non immaginavo che sarei rimasta lontano da mia figlia tanto a lungo. Lettere inizialmente, disegni che provavano a riempire un senso di colpa che non si placava. Poi telefonate, una voce che spezzava il silenzio che mi circondava. Telefonate che odiavo, che dovevo studiare, in cui dovevo parlare per riempire quel silenzio che mi congelava. Risposte a monosillabi. Poche parole: -mamma, non hai più la stessa voce-.
I bambini le sanno le cose, anche se provi a nascondergliele.

Il tempo passa e arriva il primo incontro e il terrore di non essere riconosciuta, la paura di essere stata in parte cancellata o sostituita. E invece quella corsa sempre più forte, quelle braccia gettate al collo, quel calore che non ti abbandona, quell’abbraccio che non ti lascia.
Gli incontri un po’ alla volta sono aumentati, ma rimaneva in mia figlia la paura di vedermi tornare come prima. –Resta a Sanpa mamma, che verrò sempre io a trovarti-.

I bambini si sentono responsabili anche quando non hanno colpe, si sentono grandi anche se sono piccoli.
Ora vedo mia figlia ogni quindici giorni… viene lei da me, a volte vado io a casa. Adesso quando mi parla mi chiede quando torno a casa. Adesso non ha paura di vedermi fuori. Adesso si sente sicura quando mi ha vicino. Adesso mi sente diversa.
E i bambini le sanno le cose, le avvertono anche nei silenzi, perché a loro non servono le parole.


21 Marzo 2009
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