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Grazie, grazie mille! (Dedicato a Vincenzo)

La sveglia trilla e mi ricorda che un nuovo giorno sta per cominciare.
Mi getto giù dal letto e a tastoni cerco l’interruttore. Clik. E luce sia. Lancio uno sguardo sul dispay della sveglia. 7.31. E’ ora. Prima cucina, poi bagno poi di nuovo cucina. E’ questo il primo tratto del tragitto che mi conduce giornalmente al risveglio. Adoro sentire l’acqua fresca sul viso mentre il profumo del caffè inonda le stanze della mia nuova casa.
Le tazzine nere sono quelle che preferisco, perché hanno il bordo fine e non mi ustiono come succede sempre al bar. Verso il caffè, due di zucchero e un goccio di latte.
Il primo sorso è il mio vero buongiorno.

Poi comincio: la tazza con la scimmietta che si affaccia dal bordo, cereali, latte freddo e cacao. Dispongo tutto con cura maniacale sulla tovaglietta a righe fucsia e verde e prima di lasciare la cucina, accendo la radio. Mi piace svegliarla con la musica. Mia figlia intendo.
Entro piano come a non voler spaventare i suoi sogni e scosto delicatamente le tende. Che il sole ti baci amore mio. E poi, la bacio anch’io. “Buongiorno tesoro, è ora”.
Come sempre si tira le lenzuola fin sopra la testa e fa finta di dormire, in modo che io le dia altri due o tre baci. Stiracchiandosi mi dice ‘lasciami stare’, ma io oramai so che significa mamma, stammi vicino. E’ il nostro tacito gioco mattutino.
E io ci sto a questo gioco.

Poi, come se fosse sveglia da sempre si tira giù dal letto e corre in bagno. Poi torna, insieme apriamo l’armadio. Cosa ci mettiamo oggi? Pantaloni grigi con elastico alle caviglie, maglietta gialla con paperina giapponese stampata e gilet nero, le scarpe, quelle bianche tutte consumate, le più comode. Stamattina vuole i capelli mossi la ragazza. E ricci siano. Aziono la mia pozione magica su alcuni ciuffi et voilà, due mollettine per scoprire la fronte e il gioco è fatto!

Bevo il secondo caffè mentre lei si diverte a far tuffare i cereali nella tazza e poi via a vestirmi. ‘Controlla la cartella intanto’. Dieci minuti e sono pronta all’attacco. Borsa, occhiali, chiavi di casa e della macchina. Prima di uscire ci soffermiamo entrambe nello specchione della mia stanza. L’ultimo sguardo a noi stesse prima di andare incontro a questo giorno. Che non è un giorno qualunque. Oggi la mia piccola saluta grembiule e astucci con fatine variopinte. Oggi la mia bambina va in prima media.

Il tragitto da casa a scuola è breve. Cinque minuti e ci siamo. Il piazzale antistante la scuola è gremito di genitori e figli. E’ la prima volta per tutti e l’emozione si taglia col coltello. Mi guardo intorno e mi scopro ad essere una delle tante mamme con la lacrima in pole position, come se mia figlia si stesse laureando o sposando. Invece, lei, sta semplicemente crescendo.
Provo a darle un bacio, ma ‘mamma ora sono alle medie non mi vorrai mica sbaciucchiare davanti a tutti’. Il preside fa l’appello. I° D avanti.
Tocca a lei. E’ il suo momento. Si scosta da me e si avvia, ma prima di salire la scalinata che la porterà verso il futuro, si gira e mi sorride.
Trattengo la lacrima e le sorrido anche io.

E mentre varca il portone non posso fare a meno di andare indietro con la memoria. A 10 anni fà. Quando lei era veramente ancora un cucciolo d’uomo ed io, smarrita, decisi di varcare una soglia. La soglia che mi ha portato in un luogo speciale, un po’ come questa giornata. Una soglia costruita da un uomo che io non ho mai conosciuto, ma che ho respirato in ogni angolo di questo luogo che mi ha accolto quando tutto per me sembrava ormai perduto, lo ritrovo ogni giorno negli occhi dell’uomo che amo e attraverso tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato. Un uomo che non ha costruito solo una comunità ma ha costruito una speranza in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio, capace di arrivare anche fino a me.

Oggi mia figlia esce alle 12 ed io sarò lì ad aspettarla. Una mamma, come tante altre. Grazie Vincenzo, grazie mille.


19 Settembre 2014
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