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Il momento

Si dice ci sia un momento per ogni cosa. Un momento per nascere, uno per crescere ed uno per invecchiare.
Un momento per sorridere, un altro per pensare e uno per sognare. Un momento per arrivare e uno per andarsene. Uno per amare, per capire o anche per rimanere senza parole. C’è il momento di soffrire ma anche quello per cambiare.
Nulla avviene per caso, lo scrivono i poeti, lo intonano le canzoni che molte cose sono già dipinte su quell’infinito disegno chiamato destino.
Io non so se esista veramente un destino già assegnato, di quelli che non danno diritto di replica. Ma so che possiamo scegliere. Il libero arbitrio è una dote consegnata alla nascita. Come il respiro. Bianco o nero, caldo o freddo, ora, o mai più.
Io me lo sono detto ora o mai più. Lo ricordo come fosse ieri.

Sdraiato a pancia in giù nel bagno di casa mia. La mia guancia destra, unica parte ancora sensibile del mio corpo, dopo il colpo sente il freddo del pavimento. Un freddo glaciale, intenso e tagliente. Non riesco a muovermi. Sono caduto in terra. Questa volta, ho esagerato.
Ricordo solo che, come ogni giorno, preparavo tutto per farmi. In piedi davanti al lavandino, la mi immagine riflessa nello specchio, fissa, pronta a ricordarmi dove sono arrivato. Non sento più nulla, solo un vuoto nello stomaco, come se mi ci soffiassero dentro aria calda. Il respiro, debole, mi rimbomba nelle orecchie come tamburi colpiti con forza in una valle di montagna. Non percepisco rumori, né me. Tutto sembra sotto vuoto. Vedo la mia mano tremante vicino all’angolo della vasca e sullo sfondo, il water e dietro le piastrelle nere divise da fughe bianche.
E’ strano come solo in alcune situazioni ci si accorga delle più piccole cose, come quella crepa a forma di zeta sulla piastrella appena sotto il bordo della vasca. Sembra disegnata.

Stanno bussando con forza alla porta. So chi è ed io altro non penso a che balla raccontare questa volta. E’ mio fratello. L’udito sta tornando e a tratti posso sentire la sua voce che grida il mio nome. Lo sento, sta piangendo. Devo alzarmi ma è come se qualcuno mi tenesse schiacciato a terra. So che devo aprirla quella porta eppure quello che vorrei fare è solo fermare il tempo e tornare indietro. Ma indietro dove?
Mi tiro sulle ginocchia, allungo la mano e giro la chiave. E’ il mio fratellino eppure mi accorgo di non riconoscerlo più. E in quello stesso istante non riconosco più nemmeno me stesso.

Questo è stato il mio momento. Il momento per cambiare.

Un attimo, una frazione in più, un respiro in meno e tutto potrebbe svanire. Mai più nessuno sguardo, mai più gli occhi di quel mio fratello che mi ama, nonostante tutto.
Non so, ripeto, se esiste un destino tracciato. Ma il libero arbitrio, quello l’ho toccato con mano. Possiamo scegliere di non stare fermi ad attendere che la vita accada. E’ sempre il nostro momento. Ogni volta che socchiudiamo gli occhi, quando ci emozioniamo, tutte le volte che facciamo un sorriso o un grido. Il momento accompagna ogni nostro passo e vive nelle nostre parole. Ed è un momento di cui dobbiamo prenderci cura.


2 Maggio 2012
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