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Quei ragazzi con le maglie arancioni

-Allora! Cosa vuoi da me!?-
-Vorrei solo che ci pensassi un po’! tutto qui! ti sembra difficile!?-
-Ma lasciami stare! –
-Puzzi sempre d’alcool! Mi hai stufata!-

I miei…… più o meno fanno sempre così.

-Babbo, domani mi sa che andremo-

Non mi ascolta….Devo chiamarlo un sacco di volte..

-Babbo, stammi ad ascoltare un attimo-
-Domani babbo andiamo in gita-
-In gita-
-Si paga?-
-No-
-Dov’è che andate?-
-A San Patrignano, vicino a Rimini-
-mmm…..Ma veramente? In mezzo a quei tossici vi devono portare, io pago per farti studiare e loro vi portano in mezzo ai tossici, ma roba da matti-
-è un progetto contro la droga si chiama We Free-
-We che? Ma facessero i bravi va! Loro devono venire ad insegnare a me come bisogna fare, figliolo non farti riempire la testa da quelle stronzate-
-La prof ha detto che, chi vuole, può parlare con loro nel caso avesse bisogno di una mano, magari un consiglio su…-
-No, mi sembra di essere stato chiaro! o sbaglio? non voglio che tu prenda niente da quelli là!-
-Passami la bottiglia va, vuoi un goccio? Ti fa bene un po’ dai……..

-Allora ragazzi, questa è San Patrignano una comunità fondata nel millenovecen…..-
Sorridevano tutti.
La nostra classe era formata da venti persone, 3° superiore, Alberghiero.
Io ero sempre con Patrick, non è che mi stesse molto simpatico in fondo, ma non c’era nessun altro di quella classe che condividesse le mie idee.
San Patrignano, tutti arancioni, era una settimana che ci facevano una testa così con sta San Patrignano.
C’erano due tipi dentro una casetta di legno che sembravano aspettarci, era pieno di autobus, di persone dentro che fotografavano qualunque cosa, sembrava che non avessero mai visto un cavallo quelli.
Ci accolsero tre tizi, due maschi e una femmina, Alessia, Pietro e Manuel.
Ci dissero di seguirli, andammo tutti in un grosso salone, sembrava un cinema, per lo meno c’era un proiettore sopra le nostre teste.
Il brusio era continuo, le nostre insegnanti stavano salutando dei tizi, anche loro erano tutti arancioni, “ We Free, Dipende da noi”…

Dipende da noi

Salì sul palco una signora con i capelli corti, scompigliati in una simpatica maniera, cominciò a blaterare sul fatto che eravamo i benvenuti, ci disse che se avessimo voluto fumare bastava chiedere, che c’era un’area apposita per noi, che qui però non si poteva.
Seguire i nostri accompagnatori, ce lo ripetevano in continuazione.

Dipende da noi, ma cosa ne sanno questi…

-Hei Davide- -Dimmi- -Hai intravisto qualche posto libero?- -Si, Si,….. so io dove-
Alessia ci guardava, sembrava che avesse capito qualcosa, Pietro e Manuel parlavano con gli altri. –Seguimi- dissi a Patrick Stiamo un po’ per i cazzi nostri –
Ci ritrovammo sotto il porticato di un locale, da come aveva detto prima Alessia, lì dove eravamo noi, la gente veniva a mangiare la pizza.
-Tsk…. Mangiare la pizza fatta da questi, chissà cosa c’è dentro-
-Dai….. fa su va.-
-Sai, mio padre mi ha detto che…-
-Che palle con questa storia di tuo padre, pure mia madre mi ha detto la stessa cosa, si vede che avranno ragione. E poi a te che ti frega?
-Sai, la storia di quel ragazzo di prima, il padre è molto simile al mio ed in fondo anche io faccio le stesse cose che faceva lui….. e quindi ho pensato a ……. –

Vorrei che venissero loro a casa mia per parlare con mio padre, poi magari cambieranno idea, Dipende da noi vero?!

I miei pensieri, non riuscivo mai a cambiarli, forse nemmeno io li capivo.
-Che ci fate qua!?-
Alessia ci portò in mezzo al gruppo.

E adesso questa, che intenzioni c’ha?!

Si avvicinò a me e cominciò a farmi domande.
A chiedermi come stavo,dove abitavo.
-Ti piace casa tua?-

Ma che domande mi fa questa?

-Si, mi piace casa mia-
-No dico, ci stai bene a casa tua?-

Ma che cazzo vuole questa da me?

-Si, comunque non è affare tuo-
-Era solo per chiedere, sai anche a me mi capitava di fare quelle cose. Ma dai,so che non ti interessa….. però toglimi una curiosità…… tutto a posto? –

-Guarda non è il momento dei vostri discorsi della vita tu non sai un cazzo di me! Quindi smettila con queste domande! Mio padre beve picchia e lavora, io fumo, mia madre non fa niente, allora è un problema per te?! Pensi di avere le verità in tasca solo perché sei qui!
Pensi che dipenda da me vero?! Non è così, non dipende da me, non dipende da noi come dici tu, sono tutte stronzate quelle! Non posso farci niente! Sono incazzato con tutti! Con te.
Vorrei che qualcuno potesse darmi una mano, questa è la verità! Ma non penso che tu possa farlo, perché tu non sai niente di me! Ecco perché.
Vorrei andarmene ora, un amico che mi possa aiutare, anche uno solo, invece ho solo un branco di stronzi approfittatori vicino a me, ecco cosa ciò!.
E tu….. Alessia….. chi ti conosce?! Sei solo una ex tossica.Tu…. Alessia….. aiutami in qualche modo….. dammi una mano…….. voglio che questa situazione cambi, per favore……aiutami-

-Si……….tutto a posto-
I pensieri non volavano più tra le nubi, erano tutti in testa che si incastravano tra di loro, rumorosi e opposti, battevano i ricordi, i pretesti per dimenticare si stavano sciogliendo di fronte a lei e alle sue domande.
In fondo nessuno mi aveva mai chiesto se fosse tutto apposto, se fosse tutto in ordine.
Cominciai a parlargli di quanto le cose non fossero così.
Non la odiavo come prima, mi piaceva che mi stesse ascoltando in quella maniera……. A dire il vero forse non c’è una maniera, basterebbe stare zitti delle volte. Le parole trasalivano.
Alessia…… –Dimmi-
Certe volte torno a casa e, prima di entrare, mentre salgo le scale e sento l’odore del salotto, mentre penso a ciò che mi aspetta, mi fermo, faccio un lungo sospiro.
Non butto fuori, aspiro… sai…. Non so come spiegartelo……. Arranco la fatica dentro i polmoni, alzo la testa dalle scalinate ed entro, sai penso che non sia una cosa normale.
Delle volte non ho il coraggio di invitare gli amici a casa mia, mi vergogno di mio padre e di quello che potrebbe fare o dire.
Certe volte ho pensato di dirglielo a mio padre, certe volte ho anche pensato di andarmene da mio padre, altre, quando si arrabbia, ho pure pensato di ammazzarlo mio padre.
So che è una cosa brutta.
In quei momenti tutto si comprime nello stomaco, quando sono solo in camera si comprime esattamente lì, a volte ho talmente paura che tutto questo non finisca che sono costretto ad andare giù da mio padre e bere con lui, in quei momenti siamo uguali, e mi faccio schifo. Mi odio, mi detesto.
Prima, quando quel ragazzo raccontava la sua storia mi è piaciuta molto, mi ha fatto uno strano effetto proprio come quello che ti dicevo un attimo fa.
Mi dispiace di essere andato a fumare con Patrick, di avervi fatto preoccupare ma non riesco a fare diversamente, mi sento veramente fuori posto.
Poi penso a quanto in fondo tra tutte quelle persone forse io sia il più adatto a stare li.
E poi…..-

Entrai in casa e salutai mio padre che stava dormendo in salotto, mia madre era in camera da letto, si era appena addormentato, la sigaretta bruciava ancora nel posacenere.
Andai in camera il più silenziosamente possibile, accesi il computer.
Mi ha detto che posso parlargli quando voglio, mi ha detto che se ho bisogno lei c’è, che quello che mi succede può cambiare, che è vero che dipende da noi.
Ho paura di credergli ma forse ha ragione, forse è vero quello che dice, in fondo oggi dopo aver parlato stavo meglio, magari ha ragione chissà, forse è vero.
Lei c’è, non so di preciso cosa voglia significare ma è bello da sentire….. lei c’è…..mi ha detto di contattarla che esiste un sito dove posso farlo quando voglio….
-Sei tornato?…. alla buon’ora e …..!-
-Si, sono in stanza-
-Spero che tu non ti sia fatto fare il lavaggio del cervello da quelli là…..-
-No tranquillo!-
-Vammi un attimo al tabacchi a prendere le sigarette!-
– Mi ha detto che c’è un sito Internet dove poter andare, magari così…. Ogni tanto potrei scriver…..-
-Allora! dove sei!?-
– ……….un attimo che faccio una cosa….. arrivo subito……

KIDANE GRIANTI


14 Ottobre 2014
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