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Quello che ero…Quello che sono…

Quando era piccolo mi divertivo come un matto a scorrazzare per i boschi.
Progettavo avventure e caccie al tesoro con i mie mille amici immaginari oppure trascorrevo interi pomeriggi in cortile con mio padre che tirava con l’arco; cosi, durante i suoi allenamenti, fingevamo di giocare agli indiani o a Robin Hood. Ero un bambino a cui piaceva stare da solo, ma allo stesso tempo non avevo problemi a stare con i miei coetanei perchè facevo subito amicizia.
Un giorno però tutto questo cambiò. Dall’oggi al domani ci trovammo costretti a trasferirci in Calabria, perché mio padre aveva avuto dei problemi a lavoro.
Ricominciare è stato davvero difficile, ma pian piano le cose si sistemarono.
A scuola iniziai a fare delle nuove amicizie, i miei avevano trovato finalmente un lavoro e l’aria era più serena. Poi nacque mia sorella, Angela, il regalo più bello che abbia mai ricevuto in tutta mia vita. Finiscono le elementari e mi ritrovo alle medie.
In questo periodo nasce la mia grande passione per la musica. Premetto che in casa, sin da quando ero bambino, la musica era stata sempre una costante.
A scuola ero bravo, mi piaceva studiare, e in poco tempo mi faccio nuovi amici, ragazzi che come me amavano la musica, un interesse comune da condividere, argomenti di cui parlare.
I pomeriggi passavano insieme alla ricerca di nuovi dischi e in me era sempre più forte la voglia di iniziare a suonare e di essere come le nostre Rock Star preferite.
Così le medie passano veloci e serene. Avevo finalmente trovato la mia identità, fatta della passione per la musica e dell’amore per la mia famiglia, ma soprattutto per mia sorella.
Arrivano le superiori.
Mi iscrivo al Liceo Classico dove da subito faccio amicizia con Emanuele, un ragazzo che come me aveva una grande passione per la musica. La cosa che ci fece diventare amici inseparabili fu l’idea comune di mettere su una band. Iniziai a suonare la chitarra. Con Emanuele volevamo essere sempre più uguali a i nostri idoli, come i Sex Pistols o i Gun’s and Roses .
Iniziamo a calarci nelle loro vesti, sempre più conviti che per essere una vera rock star si doveva trasgredire, sballarsi e provare esperienze al limite per poter essere tali. L’interesse per lo studio inizia a calare e con lui anche i voti e il mio comportamento a scuola. Iniziamo a bere e un giorno iniziamo anche a fumare dell’erba. Era tanta la curiosità e la voglia di essere come i nostri idoli. Non la vedevo come una cosa sbagliata visto che lo facevano anche loro…ero bravo a raccontarmela!!
Alcol e canne divennero all’ordine del giorno, a scuola ormai non andavo più bene, in casa ci stavo pochissimo e quelle poche volte ero chiuso in camera facendo finta di studiare.
I miei si erano accorti che qualcosa stava cambiando. Ogni giorno erano delle gran ramanzine, solo che da un orecchio mi entravano e dall’altro mi uscivano! Fortunatamente riesco a finire le superiori e nel frattempo con la nostra band eravamo riusciti a diventare qualcuno, suonando in molti locali della città e incidendo un disco. La cosa più brutta è che di tutti quei momenti fondamentalmente belli per la nostra passione e carriera musicale, ho dei ricordi davvero sfocati, in alcuni casi nulli!!
Finisco le superiori e me ne vado a Firenze, dove credo di fare successo…In realtà la mia vita sregolata mi porta a perdere tutto e finisco per tornare in Calabria dove non trovo più nulla di quello che avevo lasciato. La mia band ormai non c’era più ed io… beh, ero solo, senza stimoli, insoddisfatto e deluso!
Conosco Matteo. Avevo 20 anni. Un giorno mi dice di avere dell’eroina. Non ci penso due volte. Per me era
una soluzione a tutta quella nebbia e quella delusione. Ormai canne e alcool non bastavano più per dare una risposta a tutte quelle delusioni e insoddisfazioni. Da quel giorno iniziai a farmi tutti i giorni.
I miei sogni di gloria si erano spenti e le mie giornate diventarono tutte uguali. Quei pochi freni che avevo li persi completamente. Ero inavvicinabile. In casa non parlavo più e quando i miei provavano a parlarmi, io facevo delle scenate esagerate e me ne andavo. Mia sorella iniziava ad avere paura di me perché ero irascibile e fuori controllo. In quei momenti di lucidità mi faceva male vedere tutto questo, ma ormai non riuscivo più a tornare indietro. In casa era una litigata continua, perché ogni volta che chiedevo i soldi loro non me li davano più, così partivano urla grida e avvolte siamo arrivati anche alle mani con mio padre. Iniziai a rubare, spacciare ..a fare tutto quello che quella vita ti porta a fare per ottenere la mia dose. Mi arrestarono.
Vengono i carabinieri a casa per la perquisizione, ricordo ancora il volto di mia madre, quando vide i carabinieri che iniziavano a rovistare tra le loro cose.
Bianco e con due occhi pieni di disperazione e impotenza vidi mio padre che, senza parole, non so se avrebbe preferito sparare a me o avrebbe preferito sparare a se stesso. Infine mia sorella, accovacciata nel suo letto, terrorizzata che non smetteva di urlare.
Scene di un tale squallore che solo nei film le avevo viste prima.
Una famiglia in ginocchio…distrutta.
Mi resi conto per la prima volta quello che ero diventato veramente…
Uscito dal carcere dopo un processo per direttissima, la cosa che mi diede completamente la forza di alzarmi da quel baratro e chiedere aiuto, oltre alle immagini dei volti dei miei familiari, furono le parole di mio padre.
Eravamo in casa, si avvicinò e con un amore che solo un padre sa darti, mi disse che era arrivato il momento di voltare pagina, che dovevo pretendere di più da me perché valevo molto di più di tutto quello schifo e che lui mi aveva messo al mondo con dei grandi progetti per me. Quelle parole mi aprirono in due e per un attimo provai delle emozioni uguali a quando ero bambino e giocavamo insieme nel cortile della nostra fantastica casa.
Con l’ultimo filo di voce che mi era rimasta gli dissi che anche io ero stanco e che volevo cambiare vita, cosi accettai il loro aiuto. Da quel giorno iniziammo un percorso in associazione e oggi eccomi qua.
-Marco-

24 Novembre 2015
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