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Ricordo una sera di fine estate

Giovanni detto Jiò lo rispettano tutti. Ha 20 anni ma è uno con le palle.

“Sono appena tornato dalla Calabria ho fatto la stagione ho conosciuto ragazze, bei locali. Si ballava, facevamo feste in spiaggia, falò… bello… forse l’estate prossima ritorno…”
“…oh… Jiò mi ci devi portare… me lo devi promettere…”
“…vediamo forse la prossima estate…dai finisci la birra, mi sono rotto di stare qui, andiamo a farci un giro”

Usciamo dal locale. Stare con lui mi piace. Sa sempre cosa dire e cosa fare. Frequenta i locali giusti e quando i miei amici mi vedono con lui mi invidiano e questa sensazione mi fa sentire grande.

Jiò ferma la macchina siamo nella zona industriale in costruzione; c’è silenzio, non c’è nessuno: niente luci, niente macchine, niente casino e niente occhi indiscreti.
La custodia vuota di un CD, una busta e della polvere bianca.
Mi sento strano, sudo ho un misto di emozioni dentro; sento ansia e paura. Il volto di mia madre, le parole di mio padre, i miei fratelli: tutto mi passa per la testa. Ma Jiò e lì davanti a me che stende due righe. Ad un tratto si ferma mi guarda e ride.

“Oh Ivan che c’è?
…hai paura?… è coca mica roba!!!…
…ma te l’hai mai provata?”
Io ho 15 anni, ma con tanta voglia di sentirmi grande. Coca, roba: non credo di sapere nemmeno quale sia la differenza. Non è questo il punto. Il punto è che mai nella mia vita dovrò essere uno sfigato. E’ la prima regola. Nessuno mai deve credere che ho avuto paura. Se non lo faccio e si sparge la voce???… no!!! no!!! no!!!…

“Allora Ivan l’hai provata o no sta cocaina?”, domanda di nuovo il mio amico Jiò.
Vorrei non trovarmi lì, vorrei non essere mai salito su quella macchina, ma i secondi passano. Devo rispondere alla domanda… duro o sfigato.
Devo scegliere cosa fare e poi dopo aver scelto… cosa mai penseranno i miei amici?
… i secondi corrono …
…ohhhh allora?…
sssssssss …tiro su… io ho scelto… non voglio essere uno sfigato…

Oggi ho 26 anni sono a San Patrignano da circa 3 anni e mezzo. I miei 21 e 22 anni li ho festeggiati nel carcere di Poggioreale a Napoli. Ho visto e fatto cose che nessun ragazzo a quella età dovrebbe mai vedere o fare.
Ma tutto sommato mi sento fortunato: questo posto mi ha aiutato tanto e oggi io posso dire con fierezza di aver combattuto tanto e alla fine di aver ritrovato il sorriso.
Ho però un grande rimorso, il mio amico Jiò… bhe… lui non è stato proprio così fortunato; lo scorso settembre è stato il secondo anniversario della sua morte.


15 Maggio 2012
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