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San Patrignano al Salone della Giustizia

Dal 1986 ad oggi San Patrignano ha accolto in comunità 4 mila giovani in regime di arresti domiciliari e di affidamento in prova ai servizi sociali, sostituendo 4.503 anni di carcere (oltre 45 secoli) con percorsi riabilitativi orientati al pieno recupero e al reinserimento sociale e lavorativo. Per la maggior parte di questi ragazzi – almeno il 70% come verificato in diversi studi universitari sull’esito del trattamento offerto dalla comunità – uscire dal carcere ha significato cambiare radicalmente la loro esistenza. Hanno avuto l’opportunità di lasciarsi definitivamente alle spalle la tossicodipendenza e tornare a fare parte, a pieno titolo, della società.

Sono questi i numeri e le cifre della partecipazione della comunità riminese al 1° Salone della Giustizia in programma alla fiera di Rimini dal 3 al 6 dicembre, all’interno del quale la comunità fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli presenterà in uno stand (padiglione B1 – corsia 5) il suo impegno per offrire un’opportunità di autentico cambiamento a chiunque sia detenuto per reati connessi alla tossicodipendenza.

“Non penso che i tossicodipendenti debbano avere corsie preferenziali, rispetto a chiunque altro infranga le leggi. Ma di una cosa sono sicuro: per chi si droga il carcere non serve a nulla – spiega Andrea Muccioli, responsabile di San Patrignano – misure come gli arresti domiciliari per chi è ancora in fase di giudizio e gli affidi in prova al servizio sociale per chi ha condanne definitive, garantite dalla legge a chi sceglie di seguire un percorso di recupero in comunità o in altre strutture terapeutiche, si sono rivelate strumenti efficaci. In linea con il dettato costituzionale che prevede il fine riabilitativo della pena”.

Misure, purtroppo, sempre meno utilizzate nel nostro Paese. Infatti, come spesso lamentato dalla Corte dei Conti, gli arresti domiciliari o gli affidamenti in prova in comunità si sono dimezzati negli ultimi 7 anni, passando dai 12 mila del 2002 ai 4600 del 2009. Eppure i percorsi alternativi garantiscono un grande vantaggio economico per la collettività. Nel solo 2008 i regimi alternativi applicati a Sanpa nei confronti di 256 ragazzi, si sono tramutati in un risparmio di 328.719.000 per le casse dell’Amministrazione penitenziaria, calcolando un costo medio di 200 euro giornaliero per ogni detenuto in carcere.

Ma a non essere non adeguata ai nuovi scenari della tossicodipendenza e a un consumo di stupefacenti sempre più capillare e diffuso è la stessa normativa sulla droga. Infatti, il comma 1° bis contenuto nell’articolo 73 della Fini – Giovanardi non consente di stabilire un confine certo tra la semplice detenzione di droga e lo spaccio. Dato confermato ieri da una sentenza della Corte di Cassazione che ha assolto dall’accusa di spaccio una persona trovata in possesso di 55 grammi di cocaina, con la motivazione che lo stupefacente era contenuto in un solo involucro e, quindi, non destinato alla vendita. E’ evidente incongruità e disparita di trattamento nei confronti di qualsiasi altro tossicodipendente trovato, invece, in possesso di pochi grammi di droga, ma contenuti in diversi involucri. Quest’ultimo è certamente destinato ad un’accusa e a una condanna per spaccio.

L’ufficio legale di San Patrignano

Ogni anno l’ufficio legale di San Patrignano si occupa di seguire i ragazzi accolti in comunità in tutti i problemi di carattere giudiziario, penale e civile, che rappresentano, spesso, il portato della tossicodipendenza. Nel 2008 ha seguito: 426 udienze penali, 761 istanze relative all’esecuzione penale, 407 procedimenti prefettizi, 158 affidamenti in prova al servizio sociale, 52 arresti domiciliari, 12 detenzioni domiciliari, 11 minori messi alla prova, 5 persone in libertà controllata e 18 sorvegliati speciali. Anche l’assistenza legale, così come ogni altro servizio della comunità, è offerto a titolo assolutamente gratuito a tutti i giovani ospiti di San Patrignano.


3 Dicembre 2009
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