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San Patrignano ricorda Vincenzo Muccioli nel 40° della comunità

La comunità commemora il suo fondatore a 23 anni dalla scomparsa. A fine funzione, un ragazzo ha dato voce alle parole di Vincenzo in un ricordo di tanto tempo fa.

Il 19 settembre del 1995, ventitré anni fa, la comunità San Patrignano perdeva il suo fondatore, Vincenzo Muccioli. Come ogni anno, oggi è stato il giorno del ricordo. Tutti i settori, gli uffici, i laboratori della Comunità si fermano per unirsi e ricordarlo attraverso una Santa Messa. Don Fiorenzo, parroco di San Patrignano, ha officiato la funzione nel gremito auditorium del centro di recupero dove, per l’occasione, sono arrivati da tutta Italia i rappresentanti delle associazioni satellite, gruppi di genitori, gruppi di ragazzi accolti 10, 20, 30 anni fa. Oltre ovviamente ai 1.300 ragazzi accolti attualmente.

Il parroco è partito da una riflessione sull’amicizia: “elemento importante e portante in tutta la storia di San Patrignano, per gli uomini che, insieme a Vincenzo, sono riusciti a creare qualcosa di grande e speciale in funzione di questa amicizia”. Il riferimento è a Gian Marco Moratti, la cui perdita all’inizio di quest’anno ha lasciato nella comunità un vuoto incolmabile.

Durante l’Omelia di questa commemorazione nell’anno del 40°, accompagnata dalle musiche e dalle voci del coro Sanpa Singers, sullo sfondo sono scorse le foto d’archivio per raccontare la storia di San Patrignano e di Vincenzo.

La San Patrignano di oggi continua ad ispirarsi ai valori da lui incarnati, nella lotta contro l’emarginazione e nella speranza di un recupero vero, continuando ad essere per la società una risposta costruttiva ed efficace contro le dipendenze.

A fine funzione, uno dei ragazzi in percorso, Damiano, ha letto un ricordo di Maria Tesei, una delle prime volontarie che affiancarono Vincenzo nell’impresa di recupero dei ragazzi dalle tossicodipendenze, che riprendeva così le parole di Vincenzo:

“Io, ragazzi, non vi chiedo di essere come me o di fare quello che faccio io, ma di assimilare bene ciò che con me vivete, di capirne il senso profondo perché un domani, quando io non ci sarò, voi potrete attingere dall’esperienza con me vissuta e, con essa, trovare la risposta sul come comportarvi quando vi troverete di fronte a situazioni difficili che, necessariamente, nella vita vi troverete ad affrontare. Fate vostre le esperienze di cui siete testimoni. Riempite la gerla della memoria. Non dimenticate! Potrete contare su un bagaglio di conoscenza che sarà prezioso per continuare il vostro cammino. Fate tesoro di ogni parola, concetto, verità, dono condiviso. Così formati non vi sentirete mai soli, poiché io vivo nelle vostre parole, nel vostro agire, nei vostri valori, nella vostra compassione per l’uomo in difficoltà, nel vostro amore per la vita”.


19 Settembre 2018
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