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“Stammi vicino”: un libro per raccontare la battaglia di una madre al fianco del figlio tossicodipendente

Queste le parole con cui Libby Cataldi, educatrice americana laureata presso l’università di Pittsburgh, racconta la sua storia di madre e la disperazione provata nel momento in cui ha scoperto di avere un figlio tossicodipendente.

Ospite oggi 13 aprile a San Patrignano, Libby ha scelto di raccontare la sua storia attraverso il libro “Stammi Vicino”, edito in Italia da Rizzoli, descrivendo la condizione di una donna divorata dai sensi di colpa, le difficoltà di una madre intenta ad affrontare il calvario della tossicodipendenza del figlio e la lotta per salvarlo dalla droga.

Libby Cataldi, durante la visita alla Comunità, è rimasta molto colpita dall’unione fra i ragazzi. «In America non esistono realtà simili – afferma la scrittrice – Sono davvero contenta di visitare San Patrignano, un luogo dove ci si aiuta l’un l’altro. Lo dice la parola stessa, comunità significa vivere assieme, condividere e cercare di affrontare uniti e a testa alta le difficoltà della vita».

Parole davvero sentite da parte di una persona che ha conosciuto in prima persona il dramma dell’eroina che aveva rovinato suo figlio Jaff. «Vedere il proprio figlio perdersi giorno dopo giorno – spiega Libby – è spaventoso. Sono sempre stata una combattente e non mi sono persa d’animo. Avevo una cugina in Italia e attraverso lei ho conosciuto questa Comunità».

Libby, attraverso San Patrignano, ha appreso l’insegnamento più grande: lasciare andare il proprio figlio perché solo lui avrebbe potuto decidere di liberarsi da quella schiavitù. Così è stata capace di prendere una decisione ferma ed oggi Jeff sta bene. «Scrivere questo libro è stato molto difficile – racconta l’autrice – Parlare di mio figlio, della sua tossicodipendenza e di una tragedia che ci ha schiacciato, quando credevamo che lui sarebbe morto, ha riacceso tutto il dolore che ho provato in quei lunghi diciassette anni. Ho deciso di scrivere e pubblicare questa storia con la volontà di aiutare gli altri. Se la nostra esperienza potrà essere d’aiuto a una famiglia, a un figlio, a una madre e a un padre, allora vorrà dire che sarà valsa la pena di raccontare».

Libby, certa che il suo cuore resterà a San Patrignano, non si è tirata indietro quando le è stato chiesto quale consiglio darebbe ad una madre che si venisse a trovare nella sua stessa condizione: «Quando ho scoperto che mio figlio era un eroinomane – conclude – mi sono sentita in colpa. La sofferenza più grande era dovuta al fatto che non ero stata capace di leggere la disperazione nei suoi occhi. Per questo se dovessi dare un consiglio a una mamma che scopre la tossicodipendenza del proprio figlio, le direi di stargli vicino e di avere il coraggio di aiutarlo, prendendo anche una decisione dolorosa come quella di allontanarlo. Solo in questo modo potrà aiutare il proprio figlio e alla fine guardandolo negli occhi sarà capace di dirgli ti voglio bene».


13 Aprile 2013
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