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Amo i computer e i numeri

Sono tranquillizzanti, seguono delle logiche comprensibili, si ripetono, li puoi prevedere.
Sullo schermo sono animaletti neri addomesticati, che si mescolano tra di loro in schemi ordinati, lineari. Tutto il resto non è così. Non puoi calcolare le conseguenze di quello che fai e troppo spesso i conti non tornano. Dai 14 anni, o giù di lì, la mia vita è stata, per un lungo periodo, un ininterrotto susseguirsi di calcoli sbagliati, di operazioni con zero come risultato. E non puoi fare cancella e riavvia appena ti accorgi dell’errore.

A 20 anni, il 23.12.2005 sono entrato a San Patrignano, di mia volontà. Ci sono rimasto fino al 2.1.2010, cioè 1470 giorni circa. 1470 a cui si deve sottrarre qualche giorno di buio completo più una fuga, dopo 8 mesi. Perché non è che a San Patrignano vai lì e subito ti regalano un software nuovo, un processore che ti metta al riparo dai crash. Quello che ti danno, quello che mi hanno dato, è un sistema operativo, fatto di attenzione, amore e fermezza. Su questo devi lavorare, e con questo ho imparato a costruirmi, a credere in me e soprattutto a smettere di fuggire. Oggi so che lo schermo del mio computer non è un rifugio per scappare dalla realtà, ma un modo per entrarci dentro.

Studio informatica all’università e diventerò programmatore. Anche per realizzare i propri sogni ci vuole un programma, e io so che il mio è protetto da antivirus estremamente efficaci.


19 Febbraio 2010
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