Siamo inoltre perfettamente d’accordo con il Ministro nel momento in cui parla di “un bassissimo utilizzo della possibilità prevista dalla legge, di affidamento in prova dei detenuti tossicodipendenti al servizio sociale, per proseguire o intraprendere un’attività terapeutica”. Ricordiamo analogamente al Ministro la necessità di ripristinare anche le procedure di invio in comunità di ragazzi agli arresti domiciliari, diventato più difficile da quando c’è stato il passaggio di competenze dal Ministero di Grazia e Giustizia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria alle Asl, con queste ultime che lamentano di non avere il budget per inviare ragazzi in comunità in misura cautelare. E così i tossicodipendenti si vedono costretti a permanere nelle carceri italiane, senza alcuna possibilità di recupero.
Ciò che invece San Patrignano non può condividere è la visione possibilista del Ministro verso una riapertura del dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere verso la quale si dichiara impossibilitato solo da un limite temporale. I danni provocati dalla cannabis sono stati ormai dimostrati da numerose ricerche, alcune delle quali citate addirittura nelle pagine successive della relazione al parlamento introdotta dallo stesso Ministro.
Occorre piuttosto, a nostro giudizio, abbandonare ogni tentazione di tornare agli sterili e pericolosi dibattiti sulla legalizzazione per concentrarci sui temi più fruttuosi della prevenzione, della precocità dell’intervento finalizzata alla riduzione della cronicizzazione e della facilitazione dell’accesso alle misure alternative al carcere per i detenuti tossicodipendenti.