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Le sette facce della coca

Io non sono come loro
‘Un giorno mi sono guardata intorno. Le persone con cui da anni usavo la cocaina cominciavano ad avere degli atteggiamenti strani. Sempre più paranoici, a volte non uscivano di casa per giorni, si barricavano dentro. Non capivo. Poi, un giorno, in casa mi ci sono chiusa anche io. Per tre giorni. Vedevo pulci camminare veloci su tutte le pareti e sul mio corpo. Mi sono grattata fino a sanguinare. Ma di pulce non ce n’era neanche una. Allora ho capito. Il dubbio che la cocaina fosse una droga come quella che usavano i tossici, come li chiamavo io, ha cominciato a frullarmi per la testa. Dopo l’ennesima volta che mi sono barricata in casa è diventato certezza. E’ stato allora che ho chiesto aiuto’.
Silvia, 28 anni di Lucca

Coca Low Cost
‘Con la cocaina finalmente non mi sentivo più apatica, inattiva. Ero sempre pimpante. Riuscivo a fare tremila cose, sempre in mezzo alla gente, sicura disinvolta. Ragazza da presentare al mondo. Avevo trovato la droga giusta per me. E sono stata anche fortunata: non era più come ai vecchi tempi, quando la cocaina costava una cifra. La potevo trovare ovunque, dagli stessi spacciatori di eroina. Sono stati proprio i prezzi così accessibili a farmene fare un uso spropositato. Tutti i giorni. Tutto il giorno. Fino a che una volta, specchiandomi in una vetrina, ho visto che la facciata da brava ragazza non esisteva più. Ero magra, i capelli appiccicati, sporca. E ho detto basta’.
Elisa, 28 anni di Cuneo

Coca chiama eroina
‘E’ stato come innamorarsi. Mi faceva stare così bene. All’inizio la usavo solo il sabato e la domenica. Poi per tutta la settimana. Mi sembrava di non essere capace di fare niente se prima non sniffavo la mia striscia di coca. Sono andata avanti così per molto. Poi, una domenica, l’avevo finita. Ho girato per Rimini come una pazza. Non la trovavo. Mi veniva da piangere. Ho chiamato mille persone. Nulla e io mi sentivo persa. Fuori di testa. Dovevo calmarmi. A tutti i costi. E’ stato quel giorno che ho comprato la mia prima dose di eroina. E ogni volta che l’effetto della coca arrivava all’apice, la usavo per calmarmi. Come fosse un analgesico. E in vena funzionava meglio. Ho unito un abuso ad un altro. Una sera mia madre ha voluto vedere le mie braccia. Il giorno dopo ho trovato le valigie sul pianerottolo. Per strada ci ho messo poco a precipitare. Ma non poteva finire cosi. In fondo, avevo solo 19 anni’.
Alice, 20 anni di Rimini

Che male c’è?
‘Una sera all’uscita dalla discoteca ho visto dei ragazzi che sniffavano in macchina e ho detto perché no? Lo facevano quasi tutti, non volevo sentirmi diverso o da meno. Ho provato e mi è piaciuto. Io non mi sono mai sentito un tossicodipendente. Non mi facevo iniezioni e non lo facevo tutti i giorni. Era normale lasciarsi andare ogni tanto e poi non ero isolato da nessuno anzi ero io che allontanavo chi non mi piaceva. Con qualche amico avevo messo su un piccolo giro di spaccio. In quel periodo conosco una ragazza e mi innamoro. Non le volevo far mancare nulla, ma avevo paura. La polizia aveva già fatto due perquisizioni a casa della mia famiglia. Così decido di mollare quel giro e quegli amici, ma non avrei mai mollato la ‘pippata’ del weekend, in fondo non facevo niente di male. Per me era tutto normale. Però le cose non vanno mai come tu vuoi. Mi arrestano e faccio un anno tra carcere e arresti domiciliari. Uscito, mi sono reso conto di aver bruciato tutto’.
Alessandro, 29 anni di Cremona

Timidezza addio!
‘Andavo a ballare ogni sabato sera con i miei amici. Era un rito, solo che non riuscivo a capire perché loro erano così socievoli, aperti e come fosse facile per loro avvicinare la gente e le ragazze in particolare. Un giorno vengo a sapere che sniffavano la cocaina. La provo. In un attimo la timidezza svanisce e non ho paura di niente. Così tutti i fine settimana, amici, cocaina e ragazze. Non vedevo nessun problema in questo, i tossici sono altri, quelli che si bucano. Dopo due mesi lavoravo ancora, dopo sei no e comincio a spacciarla. La coca costava e non riuscivo a starci dietro. Dovevo inventare qualcosa che mi permettesse di averla sempre a portata di mano. Un giorno le persone per cui spacciavo mi buttano fuori dal giro. Usavo tutto quello che mi veniva dato da vendere. Non ce la facevo più’.
Emanuel, 23 anni di Reggio Emilia

Mamma ‘Coca’
‘Mi sembrava di vivere in un film. Di essere una persona speciale, un’eletta. Solo perché avevano scelto me, l’insospettabile. Facevo tre viaggi a settimana da Roma a Castel Volturno e ritorno. Riuscivo ad ingoiare fino a 10 ovuli. Mi davano 5 grammi di cocaina e 100mila lire per ogni viaggio. Vitto e alloggio pagato. Guadagnavo più di mia madre. Al mese erano 60 grammi di cocaina e 1milioneduecentomilalire. Ero al sesto mese di gravidanza e non riuscivo ad ingoiarne più di dieci, per via del pancione. Ma dopo che ho partorito sono arrivata anche a 15/17 e mia figlia nel sedile accanto. Per questo ero l’insospettabile, una mamma certe cose non le dovrebbe fare. E’ stato durante uno di quei viaggi, rientrata in macchina dopo aver vomitato per la troppa coca che mi ero fatta, che ho guardato la mia piccola e ho capito che nulla era giusto. Oggi mia figlia fa la seconda elementare, ogni giorno la vado a prendere a scuola e il mercoledì e il venerdì la porto a lezione di danza’.
Germana, 37 anni di Roma

Meglio soli
‘La prima volta che ho usato la coca mi sono detto che questa droga, prima o poi, mi avrebbe rovinato. E così è stato. All’inizio la usavo solo il weekend. Alla fine 10 grammi al giorno. Era la prima cosa che facevo la mattina, come prendere un caffè. Poi i soldi cominciano a non bastare. Era dura perché dovevo mantenere la faccia da bravo ragazzo in casa. Ma prima o poi la maschera ti cade. E così è stato. Ho cominciato a percepire il mio malessere, il mio disagio. Mi sentivo a pezzi, non ero più in grado di gestire niente. Non uscivo mai senza droga, ma nonostante tutto non ho mai pensato di smettere. Sono iniziati i problemi. Incidenti in macchina, rubavo in casa e nella ditta di mio padre. Decido di scappare di casa. Non volevo più nessuno intorno a me, volevo rimanere solo. Meno contatti con le persone avevo e meglio stavo. Un giorno ho avuto la forza di tornare a casa. Mi hanno aperto la porta e gli ho detto di portami da qualche parte perchè non ce la facevo più’.
Daniele, 27 anni di Roma


22 Marzo 2007
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